venerdì 1 gennaio 2010

Post #1, giorno -3

Vorrei mettere le mani avanti: non sono bravo con la scrittura. Per niente.
Non c'ho mai saputo fare, con le parole. Ero quello che prendeva 6- ai temi di italiano, e la professoressa non ricordava nemmeno il mio nome.
Quindi non scocciate se i miei periodi sono contorti e tediosi, questo blog non è un esercizio di stile.
Detto ciò, questo è il preambolo:

Mancano tre giorni. Tre notti, per essere precisi. Questa più altre due.
Non ci avevo mai pensato, a scrivere un diario. Mi sembrava un luogo comune dello studente erasmus. Mi sembrava un luogo comune e basta. Ma, in fondo, lo studente erasmus E' un luogo comune.

E quindi succede che accompagno Anna Sara a casa. E piove. Tanto. Più di quanto piove di solito a Salerno (ecco che si scoprono le prime informazioni su di me, si, abito in quella striscia di Italia un pò sfortunata che io chiamo "il mezzogiorno di fuoco").
E c'è che si parla di scarpe anche se io a stento so come sono fatte le scarpe, e non ho cognizione di marche, modelli e cose simili. E si parla del fatto che lì, a Bergen (ecco il secondo indizio), piove. Ma piove tanto, più di quanto piove a Salerno oggi, che è quindi molto più di quanto sia mai piovuto a Salerno in una decade probabilmente..
E allora lei (Anna Sara) caccia fuori questa cosa: "perchè non scrivi un diario?"
e a quel punto penso "cazzo che idea originale, scommetto non c'ha mai pensato nessuno studente erasmus".
Per fortuna lei continua dicendo "come quello di Coviello, ma non censurato causa accesso aperto ai genitori" e io penso ancora (scusate, sono solito fare dialoghi in mente mentre mostro alle persone una recettività quasi passiva ai discorsi) "un diario erasmus va censurato comunque, altrimenti ci pensa la buon costume".

Così lei scende, e io metto in moto verso casa.
Parcheggio la Fiesta e penso:
"Cazzo, quasi quasi lo scrivo davvero. Il solito diario erasmus".

Nessun commento:

Posta un commento