domenica 27 marzo 2011

Post #18

Si, e ora che hai fatto tutta questa sparata del ballo, di cosa parlerai? - direte voi.
Beh - dico io - del mio nuovo erasmus.
Si, ma tu non fai nessun nuovo erasmus.
Ah, è vero... sono un controsenso vivente.
Ma, sapete, ho capito che scrivere è diventata una necessità. Per rendere concrete le mie esperienze, per essere reale, palesare la mia esistenza. Se nessuno ascolta quello che faccio, l'ho fatto davvero? E che senso ha avuto farlo?
Mi sento come un albero che cade in una foresta senza nessuno intorno. Faccio rumore?

Tralasciando la fisica del suono e la psicoacustica - per cui la distinzione fra lo spostamento d'aria e il suono è solo basata sulla presenza o meno di un ascoltatore - la mia paura è anche un'altra: quella di dimenticare i particolari.
Continuiamo a dimenticare parte delle storie che ci sono successe, il tessuto di una poltrona o l'odore di un quartiere di Lisbona. E man mano che andiamo avanti le nostre storie perdono sempre più particolari, la trama si fa sempre meno fitta...
Siamo il riassunto di noi stessi.

Quindi, che vi piaccia o no, ecco il mio riassunto: il solito diario erasmus è tornato.

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