È passato tanto
tempo, lo so. Vi avevo promesso che non vi avrei lasciato, e invece sono stato
in silenzio per mesi. Ma, ahimè, sono
stato colpito da una vita monotona e tediosa. Non che sia stata male, anzi. Ho
avuto molte ‘felicità’. Ma non mi ha dato grossi spunti per rispolverare questo
blog. Niente grossi viaggi, né avventure, né cambiamenti. Fino ad adesso.
Poi, ad un
tratto, la svolta: ‘mamma, vado a vivere in UK’.
Faccio i bagagli,
ed eccomi lì, mercoledì 6 giugno, sul primo aereo per Londra Stansted.
Direzione ultima: Cambridge.
Di seguito vi
riporto un resoconto condensato e confuso di questi ultimi giorni, condensato e
confuso come le miei giornate qui.
In primis sono
stato assorbito dalla frenesia della capitale: una macchina che non dorme mai,
il cui ritmo è scandito dal ‘tube’, la famosa rete di vermi che divorano la
città.
Un lavoro interessante
e ‘challenging’ mi aspetta, e i primi due giorni passati con Neil Daly mi fanno
sperare in un futuro ad alto potenziale.
Trovare casa
nella piccola cittadina di Cambridge è quasi facile: la seconda visita è quella
giusta. Michele, il mio nuovo ‘landlord’, mi mostra la stanzetta al secondo piano. È accogliente,
e poi la casa è una villetta decisamente ‘British’ con tanto di giardinetto
annesso!
Nei viaggi Londra-Cambridge
conosco Raunak, che ride al passaggio di un treno a vapore. Una bella
conversazione da treno. Alla fine mi stringe la mano e mi da la sua ‘business
card’. Si perché a Londra SEI la tua business card. Non puoi non averne una, è
un po’ come un certificato di nascita, come un attestato della tua esistenza e
partecipazione nel mondo. Riduttivo? Pensatela come volete.
A Cambridge la
musica dal vivo è di casa, il sabato mi ritrovo proiettato in un ‘basement’ a
vedere un bellissimo concerto. Archi, chitarre, pianoforte e voci mozzafiato.
Un buon inizio direi.
Adesso, si
ricomincia sul serio.
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